La cronodieta

cronodieta

La cronodieta rappresenta l’applicazione, alla dietetica nutrizione, della Cronologia, la scienza che studia l’organizzazione temporale della materia vivente e le oscillazione ritmiche delle diverse funzioni biologiche.

E’ noto che il sistema nervoso e quello endocrino sono sistemi biologici oscillanti: in ogni persona, cioè, le loro funzioni presentano ritmi ciclici di attività a loro volta dipendenti dall’organizzazione biologica “a tempo” dell’organismo. In termini pratici vuol dire che, metabolicamente, per l’intimo rapporto esistente fra assetto neuroendocrino e metabolismo energetico, lo stesso soggetto non si comporta in maniera identica nel corso delle 24 ore, e che la quota energetica è funzione, fra l’altro, anche del momento della giornata in cui si verifica l’assunzione di cibo. Ciò spiega i risultati ottenuti in esperimenti di cronobiologia dell’alimentazione come quello di Jacobs, in cui due gruppi di soggetti normali vennero alimentati entrambi, per alcuni giorni con un unico pasto giornaliero di 2000 kcal, della stessa composizione qualitativa. Una sola differenza: gli appartenenti al primo gruppo assumevano il pasto la mattina, quelli del secondo la sera.

Alla fine il peso di ciascun soggetto venne confrontato con quello annotato prima dell’esperimento, e mentre i componenti del secondo gruppo non mostravano variazioni significative di peso, quelli del primo risultarono tutti un po più magri.

Metodo cronodieta

Dalla considerazione che il modo in cui viene “smistata” l’energia proveniente dai cibi varia, nell’arco della giornata, col variare della funzionalità dei sistemi nervoso ed endocrino, derivano alcune regole fondamentali del metodo cronodieta: quelle consistenti cioè, nell’identificazione delle fascie orarie più favorevoli per l’assunzione dei diversi alimenti. Tutto ciò si riflette sulla possibilità, per il medico, di adottare un regime dietetico-dimagrante meno restrittivo di quelli classificamene ipocalorici; un regime dunque, più fattibile, più accettabile da parte del paziente.

Esempi esplicativi

  1. Carboidrati

Sappiamo che sono indispensabili per la formazione del grasso di deposito in quanto favoriscono il glicerolo attivato necessario alla sintesi intradipocitaria dei trigliceridi, questo, promosso dall’insulina.

Piuttosto che ridurne il consumo, cosa solitamente male accettata dal paziente, sarà sufficiente fissando dei limiti quantitativi, assumere dei carboidrati nella prima parte della giornata, quando l’azione anabolica e liposintetica dell’insulina è contrastata dagli ormoni corticosteroidei, ormoni che proprio in questa parte della giornata sono fisiologicamente presenti nelle loro quantità più elevate.

Il pane, quindi ma anche la pasta, la frutta e in generale tutti gli altri cibi ad elevato contenuto di carboidrati, andranno assunti fra risveglio e le prime ore del pomeriggio, perché è in questa fase della giornata che la loro utilizzazione per produrre grassi di deposito è minore.

  1. Proteine

Sarà preferibile consumarle in serata, potendo, in tal modo, sfruttare l’effetto favorevole esercitato dai pasti proteici sulla liberazione dell’HGH, o ormone somatotropo ipofisario. Il ritmo secretivo di questo ormone è ultradiano con un picco secretivo al momento dell’addormentamento. La liberazione di questo ormone, che commuta il metabolismo energetico dai carboidrati ai grassi e favorisce contemporaneamente la lipolisi e la sintesi proteica muscolare, è inibita dai pasti glucido-proteici, mentre è favorita dai pasti proteici.

 

Bibliografia: Le adiposità localizzate e generalizzate in medicina estetica – M.Ceccarelli